200 g di burro (tenuto a temperatura ambiente da un’ora)
La buccia grattugiata di un limone non trattato
Un pizzico di sale
200 g di zucchero
300 g di farina
300 g di mandorle spellate
Un cucchiaio di burro per la teglia
Zucchero a velo
Al termine di una serata tra amici che ho organizzato in febbraio, dopo che tutti se ne erano andati, ho avuto un pensiero che mi son ripromessa di scrivere qui, ed ora sto mantenendo il proposito. Mentre spazzavo via la carta da regalo con cui i bambini avevano giocato e mentre raccoglievo le stoviglie di plastica (si, ho ceduto, ma eravamo tanti), ho pensato a quanto difficile sia invitare ospiti a casa propria ma anche a quanto si abbia poi in cambio. Aprire le porte della propria casa presuppone la disponibilità a mettersi a nudo nel proprio ambiente “naturale”: penso a quando entro nella casa di qualcuno per la prima volta e mi sorprendo ad osservare ogni particolare, passando magari anche per curiosa, ma non lo faccio certo per criticare quanto per immergermi nell’altrui mondo. Propongo di togliermi le scarpe, non so se i padroni di casa lo preferiscono e magari sono imbarazzati a chiederlo. Mi colpiscono sempre le foto che le persone scelgono di mettere nelle cornici, vorrei chiedere tante cose in merito per conoscere le storie di quelle immagini, ma mi trattengo. Mi sorprendo a osservare se la cucina è vissuta, se ci sono profumi nell’aria.
E cosa penserà chi entra in casa nostra?
Quando ospito qualcuno programmo il menu con anticipo, è più forte di me, tranne quando viene a cena la mia amica Lisa e si passa dal “si mangia quello che c’è” al “fiorentine fresche reperite a Siena, che dici?”. Giorni prima preparo una lista e penso ai gusti, alle allergie e intolleranze dei miei ospiti: a volte mi butto su qualcosa di nuovo ma di solito preferisco piatti semplici che possano lasciare me tranquilla e felice di godermi la compagnia. Poi mi piace apparecchiare bene la tavola, pulire i pavimenti, profumare i bagni e nascondere un po’ di scartoffie e libri che puntualmente semino in giro, racimolare i panni da lavare che altrimenti giacerebbero ammonticchiati per colore pronti per essere infilati in lavatrice.
Poi quando gli amici arrivano, mi rilasso. Le pentole e il forno ormai sanno cosa devono fare, li ho istruiti per tempo: mi lasciano di solito tranquilla per poter parlare e festeggiare coi miei ospiti, anche fino a notte fonda.
E quando tutti se ne sono andati, resta la lavastoviglie da caricare, le pentole di ghisa da lavare che altrimenti la occupano tutta da sole, il forno un po’ chiazzato e la tovaglia macchiata… ma è così che deve essere. Ogni volta mi dico che mi stanco a organizzare tutto questo, ma poi puntualmente mi ritrovo agli stessi passi col sorriso sulla bocca. E ogni volta imparo qualcosa di più e passo del tempo con chi è felice a sua volta di condividerlo con noi.
Mi piace molto ospitare, ma anche essere ospitata: e ad ogni invito rispondo con un dolce. Promesso!
E a fine pasto è perfetto questo dolce di tradizione veneta: fragrante, friabile, davvero semplice nei sapori. Scegliete bene il burro, che deve essere fresco e odorare di latte, e le mandorle, anch’esse più naturali possibili.
Si chiama fregolotta perché composta da “fregole”, briciole, di impasto che col calore del forno diventano un unico dolce: è ottima in accompagnamento al caffè ed è davvero conviviale. Tocca sempre al più piccolo di casa dare un pugno al centro della torta e romperla così in pezzi irregolari, che ogni commensale prenderà da sé e intingerà nel caffè per concludere dolcemente la cena.
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APPUNTI
La torta fregolotta è ottima per più giorni: per conservarla al meglio, chiudila in una scatola di latta o in un sacchetto di cellophane alimentare.
Quest’anno ho usato questo dolce per fare dei pensierini di Natale ad alcune amiche: ho partecipato ad un Cookie Swap, uno scambio di biscotti. Non mi era mai capitato prima, è stata un’esperienza bellissima: ho confezionato dei sacchetti di muesli fatto in casa, dei biscotti al cioccolato e queste fregolotte le ho preparate in monoporzioni usando lo stampo da tartelletta o crostatina e una volta ben fredde le ho chiuse in sacchettini e spedite in giro per l’Italia.
La fregolotta è molto simile alla torta Sbrisolona mantovana: la ricetta della Sbrisolona prevede anche farina di mais fioretto. Si può preparare anche senza glutine, perché essendo così friabile non ha bisogno di glutine a tenerla assieme; invece se avete disagi coi latticini vi consiglio di provare la ricetta dal blog Acqua e Menta, a questo link.
Scalda il forno a 180 gradi, statico.
Trita grossolanamente le mandorle: se lo fai al mixer, usalo ad intermittenza per evitare di scaldare le lame e far uscire l’olio dalle mandorle.
Unisci la farina, lo zucchero, il pizzico di sale, la buccia di limone.
Aggiungi ora il burro e i tuorli, lavorando il composto con le punte delle dita, facendolo assorbire bene dalla farina. Impasta senza compattarlo ma piuttosto strofinalo tra le mani per ottenere delle grosse briciole.
Imburra bene la teglia: disponi il composto ora senza pressarlo e infornalo per circa 30 minuti.
Deve essere dorato in superficie e sui bordi e considera che raffreddandosi fuori dal forno, solidificherà proprio come avviene coi biscotti.